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UTD: Beneath the Odd-Edge Sounds to the Twilight Contract of the Black Fascist |
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Woe J. Reaper
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FURZE: "UTD" www.furze.net
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review by Andrea "Sacrifice" Scimone____ English - Italian distributed in Switzerland by Irascible Distribution |
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I leave you with a question...
I
already happened to hear about the Norwegian one-man band project
Furze of a certain Woe J. Reaper. In
my opinion, the biggest problem of a musical genre like Black Metal is
to possess the ability to go out of the standard canons of the
genre, without crossing the border into banality,
or to remain credible even if playing
something "already heard" yet with a strong component of
"black feeling" to be transmitted to the listeners. In few
words, or one succeeds in playing old school black metal transmitting
some really dark stuff, or one keeps starting always from a Black
base again inserting some freshness yet
remaining Black Metal!! (for example, just consider bands like Tulus).
What
i think of this project it 's that, unfortunately, Furze doesn't succeed
in remaining in one of the two boundaries analyzed
above. It almost seems that Woe J. Reaper wanted to take around us
some with some apparently strange titles like "Beneath the Wings of
the black Vomit above" (!!??) and with sounds and riffs which
are not very usual for a genre like Black metal.
But
let's not dwell on the appearances and let's proceed to analyze the disk: the
first track starts with a bit kneaded riff where a not very much
incisive screaming crosses an enough violent drumming. The rest of
the song gets lost with a solo a bit out of context. An aching
remark goes also to the production which is not really ideal for
that music which is played in this track..
The
second song "Demonic Order in the eternal fascist Hall" begins
with a dissonant riffing and with slow intervals where again it is the
voice the one factor that doesn't convince at all.
The third track starts at the border with Thrash, flowing then into a classical Black metal song. The guitar, perhaps for the complete absence of a sovra incision, some thin appears and he leaves a sense of void for the whole length of the track. Probably, the song would have not be actually bad if the production would have been more suitable. Therefore, here too we deal with mediocrity. The fourth piece closes the first part of this cd,
part which is entitled "Beneath
the odd-edge Sound to the twilight Contract of the black Fascist"
(??!!). I
spare you an accurate analysis of the remaining
four tracks of the album since they stand out on the same coordinates described above, with few merits and so many defects.
The
fifth song, "Mandragora Officinarum" is the best of the disk
and it is an instrumental one (only in the last part you can hear some
vocals). the first part with arpeggiated distorted guitar ,
reminds a lot of the splendid instrumental song by the
genius Judas Iscariot with the slow, melancholy and circular riffs.
The
disk closes after 44 minutes of music, that have left me perplexed
enough. In
conclusion, I think that some passages and some riffs of the cd can be
saved: for pity's sake, we don't deal with completely meaningless material,
but, as told before, I think much more is needed in order to create an atypical
Black Metal without falling in this sort of confusion and sense of
"joke". Also the titles are quite
out of the context ( although maybe not, probably, for the artist himself).
Having said this and with the hope i will be able to change my opinion after the release of a new work from the band in matter, I leave you with a question that insinuated itself into my mind during the whole listening: why doesn't Candlelight look around in the florid European underground in order to really offer a possibility to a valid band? The answer is up to you…
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Vi lascio con un interrogativo... Avevo già sentito parlare del progetto one-man band norvegese Furze di un certo Woe J. Reaper. Avevo anche ascoltato qualcosa dal loro sito ufficiale e già allora non mi avevano convinto più di tanto. Di certo l’immagine di copertina inganna non poco. Si ha infatti l’impressione di dover imbattersi in uno di quei grandi album dettati direttamente dalle oscure lande norvegesi con un sound ben ancorato alle origini del Black Metal. Ma sappiamo che le apparenze a volte ingannano. E questo, purtroppo, è uno di quei casi. A detta di chi scrive, il problema più grande di un genere musicale come il Black Metal è quello di avere la capacità o di uscire dai canoni standard del genere, senza sconfinare nella banalità, o quello di rimanere credibili pur suonando qualcosa di “già sentito” per mezzo di una forte componente di “feeling nero” da trasmettere agli ascoltatori. In poche parole, o si riesce a suonare old school black metal trasmettendo qualcosa di veramente oscuro o si parte da una base Black inserendo qualche novità pur sempre rimanendo Black Metal!! (Vedi ad esempio gruppi quali Tulus). Ciò che purtroppo penso di questo progetto è che non riesce a rimanere su una delle due frange analizzate sopra. Sembra quasi che Woe J. Reaper volesse prenderci un po’ in giro con titoli apparentemente strambi come “Beneath the Wings of the black Vomit above” (!!??) e con suoni e un riffing poco usuale per un genere come il Black Metal. Ma non soffermiamoci alle apparenze e analizziamo il disco: Il primo pezzo parte con un riffing un po’ impastato dove si accavalla uno screaming poco incisivo e un drumming abbastanza violento. Il resto della traccia si perde con un solo un tantino fuori contesto. Nota dolente anche per la produzione non proprio ideale al genere suonato. La seconda song “Demonic Order in the eternal fascist Hall” inizia con un riffing dissonante e con intermezzi lenti dove ancora una volta è la voce a non convincere affatto. La terza traccia parte con un’andatura a confine con il Thrash per poi sfociare in una classica Black Metal song. La chitarra, forse per la completa assenza di una sovra incisione, appare un po’ scarna e lascia un senso di vuoto per tutta la durata. Probabilmente con una produzione più adeguata, la song non sarebbe stata poi così male. Quindi, rimaniamo sulla mediocrità anche qui. Il quarto pezzo chiude la prima parte di questo cd intitolata “Beneath the odd-edge sound to the twilight Contract of the black Fascist” (??!!). Vi risparmio un’analisi accurata delle restanti quattro tracce del disco in quanto si stagliano sulle identiche coordinate descritte sopra, con i suoi pochi pregi e tanti difetti. La quinta song, “Mandragora Officinarum” è la migliore del disco ed è una strumentale (solo nell’ultima parte si sente un po’ di voce). La parte iniziale con la chitarra arpeggiata distorta mi ha ricordato molto gli splendidi strumentali del genio Judas Iscariot con i riff lenti, malinconici e circolari. Il disco si chiude dopo 44 minuti di musica che mi hanno lasciato abbastanza perplesso. In definitiva, penso che alcuni passaggi e alcuni riff del cd si salvino, per carità, non si tratta di materiale completamente insignificante, ma, come detto in apertura, penso ci voglia molto di più per creare un Black Metal atipico senza cadere in questa sorta di confusione e senso di “presa in giro”. Anche i titoli sono abbastanza fuori contesto (se non, probabilmente, per l’artista stesso). Detto ciò, con la speranza di potermi ricredere con un nuovo lavoro della band in questione, vi lascio con un interrogativo che per tutto il corso dell’ascolto si è insinuato nella mia mente: perché la Candlelight non guarda attorno al florido underground europeo per magari dare una possibilità ad una band realmente valida? A voi la risposta…
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Andrea
Scimone 01.09.2007
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