29/09/2002
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Intro Return Of Ravens Shadowshires Solitude Leave A Room Sorcerers Can Die No More Nathalie And The Fireflies Let Us Go As They Do Down The Nile Outro |
Daniel
Brennare - vocals, guitar Mikael Larsson - bass Johan Oudhuis - drums Christian Saarinen – keyboards Guests: Magnus Sahlgren – guitars Jennie Tebler – backing vocals, lead vocals on “Sorcerers” Ulf Wahlberg – Keyboards |
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audio- samples: http://www.blackmark.net/img/4Pack/Lotmix.mp3
samples of three songs ("Down the Nile", "Sorcerers", and "Nathalie And the Fireflies") The Neonai was recorded with producer
Ulf Wahlberg at Stockholm's XTC studios, and is set for release on August
26th through Black Mark Production. |
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LAKE OF TEARS: "The
Neonai"
www.lakeoftears.net
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Audioglobe
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Ritornano i gothic metallers!(?) Lake
Of Tears con un
album interlocutorio che lascia non pochi dubbi su una band dal passato
di band death metal; questo è il quinto album che peraltro è pure di
difficile reperibiltà in virtù di non eccellente lavoro della Black
Mark che è l'attuale etichetta dei nostri. Ma veniamo al disco , e
subito vi dico che è un lavoro che ci propone la band che ancora non ha
trovato una vera identità; beh.....ma se non badate a questo possiamo
subito notare come i nostri siano bravi a destreggiarsi all'interno di
songs dal sapore dark ottantiano diretto discendente dei grandi Sister
of Mercy ma sono anche strepitosi nel saper creare atmosfere a là Pink
Floyd.
Proprio la band di David Gilmour sembra la grande
fonte di ispirazione dei Lake of Tears; abbondanza di chitarre acustiche,
chitarre elettriche ben suonate con effetti tipici a là Gilmour e
atmosfere molto Floydiane.C'è da segnalare l'eccellente produzione che
è supportata dagli ottimi arrangiamenti che sebbene siano lontani dai
canoni metal sono molto curati .
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Mi ricordano un pò
i Tiamat in alcuni passaggi, forse perchè anche loro hanno seguito un
percorso simile; per quanto riguarda le songs, vi dico subito che Return
of Ravens anticipata da uno splendido intro è una SONG DARK molto Sister of
Mercy oriented cosi come "Can Die no More"
che vede i nostri alle prese con sintetizzatori in pieno stile 80's e
chitarre poco graffianti sorrette da una sezione ritmica precisa e mai
devastante. Ma come dicevo prima l'ombra dei Pink Floyd aleggia su quasi
tutti i pezzi. Anche le melodie vocali hanno poco in comune col dark e gli
unici episodi degni di nota sono quelli segnalati. Songs come "Let
us go as they do" sembrano suonata da un'altra band se
ascoltiamo le prime 2 songs del cd. I nostri mancano proprio di identità...in
ogni caso questo disco è consigliatissimo ai fans delle atmosfere Pink
Floydiane ma anche a coloro che hanno apprezzato gli ultimi lavori dei
Tiamat
review by Salvo "Lovedeath" Russo |
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