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Prelude
Natal Day
Stories untold
Victim
Chamber's Disgust
Allow no Light
Morbid Curiosity
Demise
Biography Obscene
Torches quenced

 


 

 


Sverre Stokland - Vocals, Guitars (Khold)
Sarke - Drums (Khold)
Gottskalk (Gonde) - Bass (ex-Old Man's Child, Minas Tirith)

 



TULUS: "Biography Obscene"              fan page

distributed in Switzerland by Irascible Distribution



go to the review in  Italian


Obscurity and anguishing aura will surround you.

 

Tulus is a Norwegian band born from the florid underground of Oslo around 15 years ago. Never climbing  the dishonors of the chronicles with actions that with Black Metal, and music in general, have not much to do, these musicians cut out a good reputation in the extreme musical circuit, beginning indeed with Tulus  and going on  then with the great Khold,  band in which both Sverre (guitar and voice) and Sarke (drums) militates (or “militated”,  if considering the break that the band wants to take); besides, let's not forget  the collaboration of both  musicians with Galder's Old Man's Child. 

After these due biographical introduction, we go on with the listening of the disk  entitled  "Biography Obscene" (a release out after nothing less than  8 years of silence since the last full length "Evil 1999"),  and we immediately discover that we deal with a concept album, the first one of the band with lyrics in English. 

 

"Prelude", the first track, lets us begin this dark trip with arcs that plot symphonic melodies with  mystical taste, distorted guitars and, above all,  the effective screaming of Sverre , who  makes a duet with a female voice of sure impact. 

 

The second track "Natal Day" , at times slow and dark, at times fast and incisive, immediately lets us  understand the intentions of the band: to play a not "canonical”  and not "orthodox" Black Metal, but an original and sulphuric one in the best tradition of those groups having a charisma out of norm. We have to notice the good job of the bass  that is not satisfied in serving only as contour to the guitar riffs but it plots lines of its own, which are everything but banal.  To our surprise, notes of piano and arcs appear  and give a really interesting touch to the song. 

 

"Stories untold", "Victim" and "Chamber's Disgust" remind (naturally) of the slow and martial Black Metal of  Khold with stopped guitar riffs, decelerations of drums and agonizing screaming. 

 

We have left behind the first half of the disc  and "Allow no Light" begins to torment us with an intro where the interlacements of guitar with the arcs amalgamate till perfection. The song explodes with a "classical" Black Metal riff and Sverre's grandiose voice over everything. A really frightening track, surely one of the best of the album.  

 

In "Morbid Curiosity" echoes of  Khold return, while in "Demise" the stopped riffing and the slow and hypnotic rhythm accompany us for the whole duration of the song. Also here, the unbelievable job of the arcs puts in prominence the darkest side of the group. The end of the track is left to a solo of sax, just in order to confirm the great qualities of the songwriting that succeeds in amalgamating not so very  traditional instruments to Tulus' own Black Metal. 

 

We have reached the title -and next to last track of the album. Here a duet  with the female voice comes back in a track  that mixes all elements of the previous songs carrying these elements to the extreme point; the result is, accordingly,  less linear in the proceeding, although we always deal with a good song. 

Finally "Torches Quenched" closes such a  great return for this interesting band.

 

A plus point also goes to the  splendid cover artwork: just  for this alone, buying the cd would be worth.

Just after 35 minutes of music you cannot do anything but admit that the Norwegian coldness remains alive thanks to  bands like this. Unfortunately , it's better to skip those bands that made the  history of Black Metal yet  being now unable to express that dark feeling to which they accustomed us.  

Tulus is here right for this: thanks to the great ability of the musicians involved in the project no element already  done in the past  is recycled, but the obscurity and that anguishing aura that will surround you at the end of the cd, will repay you of the whole waiting… 

 


 

Italiano:

 

I Tulus sono una band norvegese nata dal florido underground di Oslo circa 15 anni fa. Senza salire ai disonori delle cronache con azioni che hanno poco a vedere con il Black Metal e la musica in generale, questi musicisti, si sono ritagliati col tempo un’ottima reputazione nel circuito musicale estremo iniziando con i Tulus appunto e poi anche con i grandi Khold band in cui milita (o militava visto la pausa che sta volendo prendere la band da un bel po’ di tempo) sia Sverre (chitarra e voce) che Bergli (batteria); e da non dimenticare inoltre la collaborazione di entrambi i musicisti con gli Old Man’s child di Galder.

 

Fatte queste dovute introduzioni biografiche andiamo con l’ascolto del disco in questione dal titolo “Biography Oscene” (che esce dopo ben 8 anni di silenzio dall’ultimo full length “Evil 1999”) e scopriamo subito che si tratta di un concept album ed è il primo della band con i testi in inglese.

 

“Prelude”, la prima traccia, ci introduce in questo oscuro viaggio con gli archi che tessono melodie sinfoniche dal sapore mistico, chitarre distorte e su di tutto lo screaming efficace di Sverre che duetta con una voce femminile di sicuro effetto.

 

La seconda traccia “Natal Day” a tratti lenta e soffusa a tratti veloce ed incisiva ci porta subito a capire le intenzioni della band di suonare un Black metal non canonico e “ortodosso” ma originale e sulfureo nella migliore tradizione dei gruppi con un carisma fuori dalla norma. Da notare l’ottimo lavoro del basso che non si accontenta di fare da contorno ai riff di chitarra ma tesse linee tutt’altro che banali. Fanno capolino, tra l’altro, note di piano e archi che danno un tocco veramente interessante alla song.

 

“Stories untold”, “Victim” e “Chamber’s disgust” ricordano (naturalmente) il Black metal lento e marziale dei Khold con riff di chitarra stoppati, rallentamenti di batteria e screaming straziante.

 

Abbiamo superato la metà del disco e “Allow no Light” inizia a tormentarci con un intro dove gli intrecci di chitarra con gli archi si amalgamano alla perfezione. Il pezzo esplode con un riff black metal “classico” e la grandiosa voce di Sverre su tutto. Un pezzo veramente allucinante, di sicuro uno dei migliori del lotto.

 

In “Morbid Curiosiy” ritornano gli echi dei Khold mentre in “Demise” il riffing stoppato e il ritmo lento e ipnotico ci accompagna per l’intera durata della song. Anche qui, il lavoro incredibile degli archi mette in risalto il lato più oscuro del gruppo. Il finale del pezzo è lascito a un solo di sax, tanto per ribadire le grandi qualità del songwriting  del gruppo che riesce ad amalgamare strumenti così poco tradizionali al loro black metal.

 

Siamo alla titletrack e penultima traccia del disco. Qui si ritorna a duettare con la voce femminile per un pezzo che mischia tutti gli elementi delle precedenti songs estremizzandoli ancora di più risultando di conseguenza meno lineare nell’andatura, pur trattandosi di un buon pezzo.

Con “Torches Quenched” si conclude questo grande ritorno per questa interessantissima band.

 

Nota positiva anche per la splendida immagine di copertina che da sola varrebbe l’acquisto del cd.

Dopo soli 35 minuti di musica non si può fare altro che ammettere che il gelo norvegese rimane vivo grazie a gruppi come questo. Tralasciamo, purtroppo, quelle band che hanno fatto la storia del Black Metal e che ormai non sanno più esprimere quel feeling oscuro a cui ci avevano abituato.

I Tulus sono qui proprio per questo: grazie alla grande capacità dei musicisti coinvolti nel progetto non si ricicla nulla di quanto fatto in passato ma l’oscurità e quell’aura angosciante che vi circonderà alla fine dell’ascolto di questo cd vi ripagherà di tutto il tempo d’attesa…

 review by Andrea "Sacrifice" Scimone  14.08.2007


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