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Jarnbyrd Under Isen I Krig Vpna Lengsel Svart Dei Daude Steig Av Grav Folkefiendar Fangegard Millom Hav Og Fjell |
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Sture - Vocals and Guitar Hváll - Bass Ese -
Guitar
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Vreid: "I-Krig"
vreid
distributed in Switzerland by Irascible Distribution promoted in Germany by True Music Promotion |
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review by Andrea "Sacrifice" Scimone ___ in English and in Italian
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Fans of this kind of metal will like it very much. Being
born from the ashes of the more known Windir, after the death of the
leader of this, Valfar, Vreid reaches its third full length called
"I Krig". It’s a pity not
to have the translation of
the lyrics of this album, because it deals with a concept based on a
poem of a certain Gunnar Reiss-Andersen dated 1946, concerning the
Norwegian resistance during the II World war.
The
opener, at its very beginning, is
comitted to an harped,
enough suggestive intro that flows
into a mid tempo coloured by an epic and "warlike" proceeding
(as the concept and the type of music requires). The production is
enough clean, perhaps too much. Singing is in Norwegian and the style of
the vocalist Sture is not among the preferred ones of mine,
to be sincere. It deals in fact with a
heavy yet not much incisive screaming. These vocals are framed up
among the notes without adding much more to what the instruments already express. The track
ends without remarkable rising, maintaining the listener’s attention
low, whereas, at this point, listeners
would also wait for some burst and acceleration.
We
pass to the second track called "Under Isen". Unlike its
antecedent, this second track pushes a bit further, beginning with a
guitar ride which is not bad at all, even if perhaps it’s a bit too
melodic. The chorus is committed to parts of clean vocals that
give a very epic touch to the whole.
And
we are to the title track: the longest track of the cd, it lasts in fact
almost 9 minutes. Its introduction is entrusted to unusual instruments
like the violin in order to go on with a very slow pace where the good
work of the bass stands out. Then, a very good riff, that can be
labelled as Black Metal, starts unexpectedly and drums constantly
accelerate till getting to lightly touch
Thrash metal beats. A really well made song where the very good
work of songwriting and the good preparation of the musicians stand out.
An “intermezzo”devolved upon bass, drums and violin
maintains the attention alive making this track very intriguing.
"I Krig" conquers for itself the “title” of best song of
the album.
Unfortunately,
during the remaining tracks some boredom is leaving its effect because
of solutions that are maybe too predictable and repetitive, with the
exception of the song
number 6 ("Dei Daudes Steig Av Grav) in whose riffing we still find
some influence from the beloved Thrash Metal.
The
aim of the band to create an original and not very
derivative sound is evident, also through inserting parts of
clean vocals and acoustic intervals that succeed in setting well the
general mood of the disk. Besides, I also realize
the difficulty that can be crossed when one tries to build a
sound based on extreme metal with influences of folk and epic, with
melodies and not very usual
instruments. I have never been a great fan of this kind of sonority
therefore my judgment absolutely has to keep in mind this variable.
In
conclusion, I don't feel to vote this album down “a priori”, because
I am sure that fans of this kind of metal will like it very much. The
disc is well played and produced. All musicians that play in the project
are very valid ones and the will to escape certain “canon laws”, but
without falling to a low point by resulting "forcedly
original", can be
heard.
A
disk that will surely do the joy of the fans of the band, of Windir's fans and of the part of extreme metal fans that love
music with epic/folk/melodic influences inside.
Nati dalle ceneri dei più noti Windir dopo la morte del leader di quest’ultimi, Valfar, i Vreid arrivano al loro terzo full – length dal titolo “I Krig”. E’ un peccato non avere la traduzione dei testi di quest’album, in quanto si tratta di un concept basato su un poema di un certo Gunnar Reiss-Andersen del 1946 riguardante la resistenza Norvegese durante la seconda guerra mondiale. L’opener è affidata inizialmente ad un’intro abbastanza suggestiva arpeggiata sfociante in seguito in un mid tempo dall’andatura epica e “guerresca” (come il concept e il tipo di musica richiede). La produzione è abbastanza pulita, forse troppo. Il cantato è in norvegese e lo stile del singer Sture non è dei miei preferiti, ad essere sincero. Si tratta infatti di uno screaming poco incisivo e pesante. Si incastra tra le note non riuscendo ad aggiungere molto a ciò che è espresso dagli strumenti. Il pezzo si conclude senza elevarsi troppo mantenendo un po’ bassa l’attenzione dell’ascoltatore che magari si aspetterebbe anche qualche sfuriata ed accelerazione. Passiamo alla seconda traccia dal titolo “Under Isen”. A differenza della sua antecedente qui si spinge un po’ di più iniziando con una cavalcata di chitarra niente male anche se forse un pochino troppo melodica. Il chorus è affidato a parti di voce pulita che danno un tocco molto epico al tutto. E siamo alla title track. La traccia più lunga del cd, siamo infatti sui quasi 9 minuti. L’introduzione è affidata a strumenti inusuali come il violino per proseguire con un’andatura molto lenta dove spicca il buon lavoro del basso. Inaspettatamente parte un ottimo riff etichettabile come Black Metal e la batteria accelera costantemente per poi arrivare a sfiorare qualche tempo thrash metal. Un pezzo veramente ben costruito dove spiccano l’ottimo lavoro di songwriting e la buona preparazione dei musicisti. Un intermezzo affidato a basso, batteria e violino mantiene viva l’attenzione rendendo il pezzo molto intrigante. “I Krig” si conquista il titolo di miglior brano del cd. Purtroppo con le restanti tracce si fa sentire un po’ di noia con soluzioni forse troppo scontate e ripetitive ad esclusione della numero 6 (“Dei Daude Steig Av Grav) dove ritroviamo ancora qualche influenza nel riffing del caro Thrash Metal. Si nota la voglia della band di creare un sound originale e poco derivativo inserendo anche parti cantate pulite e intermezzi acustici che riescono a incastonarsi bene nel mood generale del disco. Mi rendo anche conto della difficoltà che ci può essere quando si cerca di costruire un sound basato sul metal estremo con influenze di folk e epic e con melodie e strumenti poco usuali. Tra l’altro, non sono mai stato un grande fan di questo genere di sonorità quindi il mio giudizio deve assolutamente tenere conto di questa variabile. In definitiva, non mi sento di bocciare a priori questo disco anche perché sono certo che ai fan di questo genere di metal piacerà tantissimo. E’ un disco ben suonato e ben prodotto. I musicisti impegnati nel progetto sono tutti molto validi e la voglia di uscire da certi canoni si fa sentire senza cadere mai in basso risultando “forzatamente originali”. Un disco che farà sicuramente la gioia dei fan della band, dei fan dei Windir e di tutto il filone di metal estremo con al suo interno influenze epic/folk/melodiche. Andrea "Sacrifice" Scimone 10.10.2007
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